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Pilvax, il caffè e la rivoluzione

Si avvicina il centocinquantesimo anniversario della fondazione di Budapest, dapprima capitale del Regno d’Ungheria e metropoli dell’Impero Austro-Ungarico, e dal 1918 capitale dell’Ungheria. La decisione di unire tre cittadine storiche – Pest sulla riva sinistra del Danubio, Buda e Óbuda sulla riva destra –, risale al 1872 e fu resa ufficiale il 1° gennaio 1873, ma soltanto il 17 novembre dello stesso anno si insediò la prima amministrazione della città nuova, battezzata Budapest. La città raggiungerà la sua massima estensione nel 1950, quando le verranno annessi altri insediamenti appena fuori dai suoi confini, e toccherà il picco demografico intorno al 1980 con due milioni e centomila residenti. All’epoca un ungherese su cinque risultava – e risulta tuttora – abitante della propria capitale. 

Le tre piccole città che compongono Budapest avevano già una lunga storia alle spalle: Pest era circondata da mura già nel Medioevo, ma i centosessanta anni di dominio turco (1526-1686) la ridussero in rovina, anche dal punto di vista demografico. Fu poi ricostruita prevalentemente da immigrati greci, serbi ed ebrei che la resero il cuore commerciale del Paese. Buda, situata sopra una collina con il Danubio ai suoi piedi, quindi in posizione strategica, fu fondata dopo l’invasione mongola del 1240-41, e nel 1249 il re vi trasferì la sua sede da Esztergom, rendendolo l’insediamento più importante in Ungheria. In epoca medievale Buda contava 13500 abitanti, gran parte dei quali non era magiara. Come tutto il Paese, subì i pesanti effetti della dominazione turca. Óbuda altro non è che una fetta di Buda, ora corrispondente al terzo municipio, ma fino al 1872 godeva di un’amministrazione indipendente. 

Foto © Andrea Renyi

Nella prima metà dell’Ottocento, quando la lingua ufficiale era ancora il tedesco, nacquero le prime istituzioni moderne come l’Accademia delle Scienze, il Teatro Nazionale e fu costruito il Ponte delle Catene, che collegò per primo la riva destra e quella sinistra del Danubio. Si cominciò a parlare di Pest-Buda come capitale dell’Ungheria indipendente nel luglio del 1848, al primo consiglio di Stato rivoluzionario. Ed è proprio alla Budapest rivoluzionaria che è legato il nome Pilvax, noto da centottanta anni a tutti gli ungheresi.

Una breve parentesi prima di tornare alla Storia: Pilvax oggi è il nome di una corta ed elegante strada privata, quindi non transitabile, in pieno centro di Pest. Quel centro che per decenni era stato il cuore del commercio della metropoli e sede di banche, uffici, istituzioni. Nonché della moda, dei negozi più belli, di alberghi di lusso, e dei luoghi di ritrovo più rinomati. Centro inteso come quinto distretto, con le propaggini sul lungodanubio, dal quale si gode di un panorama mozzafiato sulla collina di Buda. Il vicolo di Pilvax è al centro del centro, dà il nome anche a un blocco di condomini nella viuzza omonima, nonché a un caffè, un ristorante e un albergo all’interno dell’agglomerato. Pilvax köz, vicolo Pilvax, è pedonale, una piccola isola silenziosa a pochi minuti di passeggiata per raggiungere il fiume maestoso o la Basilica di Santo Stefano. Pilvax, come gli ungheresi lo chiamano con familiarità, senza specificare se si tratti della via o del complesso sorto in essa, dà su una delle arterie centrali del centro storico di Pest: via Sándor Petőfi, dal nome del poeta nazionale per antonomasia. Colui che pur non essendo di origine magiara (come peraltro buona parte della popolazione) nel 1849, a soli ventisei anni, sacrificò la vita nella guerra di indipendenza ungherese contro gli austriaci.

Caffè Pilvax, 1954 (foto © Magyar Kereskedelmi és Vendéglátóipari Múzeum)

Gli ungheresi scoprirono il caffè, l’oro nero, nella prima metà dell’Ottocento e in quel periodo aprirono numerosi locali dove era possibile consumarlo. Alla fine del secolo in città ve ne erano ben 150. Nel 1838 fu inaugurato il Caffè Renaissance nel punto in cui oggi sorge il complesso Pilvax. Quattro anni più tardi lo prese in gestione un giovane cameriere austriaco, Karl Pillwax. Nella primavera del 1848 il locale era già passato di mano e Pillwax sarebbe morto a soli trentanove anni nel luglio dell’anno seguente, eppure tutti continuarono a chiamare il locale “Pilvax”. I caffè dell’epoca non erano bar frettolosi ma luoghi di ritrovo dove trascorrere anche l’intera giornata giocando persino a biliardo. Il poeta Sándor Petőfi, lo scrittore Mór Jókai, e tanti giovani intellettuali si incontravano da Pilvax ed esponevano le loro idee rivoluzionarie, malgrado la presenza sempre più massiccia di spie della polizia monarchica. Da Pilvax vennero discussi i primi progetti indipendentisti e rivoluzionari, inizialmente rudimentali e poi sempre più scrupolosamente elaborati.

Nel marzo del 1848 scoppiarono rivolte in tutta l’Europa, e il loro vento soffiò anche a Buda e Pest. Il 15 marzo la rivolta dei giovani di Pest partì proprio da Pilvax. Oggi una targa ne custodisce il ricordo all’interno del palazzo, che da decenni ospita anche un omonimo albergo con ingresso dalla via privata, anche se l’indirizzo postale è via Sándor Petőfi 7. La rivoluzione del 1848 e la successiva guerra d’indipendenza stroncata alla fine del luglio 1849 dalle truppe dell’imperatore austriaco e dello zar russo, è uno degli eventi più gloriosi ed eroici della storia ungherese. Di conseguenza il luogo nel quale tutto ebbe inizio è inciso nella memoria della nazione. 

Foto © Andrea Renyi

Per qualche mese del 1848 il caffè Pilvax portò addirittura un’insegna con la scritta “Aula della libertà”, la via ebbe un nome ungherese come tutte le strade di Buda e Pest, ma con la sconfitta della guerra d’indipendenza gli austriaci tornarono in città e ripristinarono la toponomastica tedesca. A Pest iniziò la repressione, gli austriaci costruirono la Cittadella sul non distante monte Gellért sull’altra sponda del Danubio per tenere sott’occhio Pest-Buda ribelle. Oggi la Cittadella, ex città militare fortificata dagli austriaci, è una piacevole meta di passeggiate panoramiche. 

A Pilvax gli occupanti austriaci imposero il nome Caffè Herrengasse, e alla via ripristinarono il vecchio nome, Herrengasse, vicolo dei Signori. L’edificio che ospitò la locanda nell’Ottocento fu demolito nel 1911, ma il bel caseggiato che fu costruito al suo posto ereditò il suo nome, divenuto ormai un concetto, oltre che un termine toponomastico. A pochi metri, un palazzo confinante diede i natali a due grandi nomi della fotografia documentaria internazionale: Robert Capa, nato Endre Friedmann, ed Éva Besnyő, amici sin dall’infanzia, entrambi imbevuti dello spirito che animava quegli spazi ribelli, indipendenti e ricchi di arte e letteratura. Oggi Pilvax, inteso nel suo insieme di case e locali, è in una fase transitoria. Custodisce la memoria storica ma è sopraffatto dal diktat degli affari e dai costi degli affitti, che hanno costretto diversi esercizi commerciali ad abbandonare la zona. Resta comunque un luogo simbolo della capitale ungherese.

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