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I confini di Torino / Nord

Uscire di città in questa direzione implicherebbe immaginarsi Alpi formidabili in arrivo, massicci senza tempi storici che ci sovrastano silenziosi (ma in realtà scricchiolando nell’intimo, crepitando sinistri nelle proprie profondità compresse, fra le spinte e le controspinte di forze inimmaginabili e lente, ma immutabili). Invece il fatto di quella curva che poi l’autostrada diramandosi compie verso Milano, è il capoluogo lombardo a figurare nella nostra fantasia come tappa ovvia di chi sale verso nord. Milano è in effetti un po’ più a nord di Torino, cosa che in Italia quasi nessuno immagina. Ma non dovrebbe essere Aosta la tappa saliente in direzione Norvegia circolo polare Artico? A modo suo lo è. Quando l’immaginazione rimette le cose a posto figurandosi una mappa stradale, ecco che la pietra nera delle vestigia romane ci si presenta circondata di montagne. Ora il passaggio è andato in fiamme, quando sarà ripercorribile non sappiamo, tuttavia è proprio il verme di vuoto scavato nel Bianco che segna il trapasso dell’unico vero confine in questo senso di marcia, come se poi tutto filasse liscio fino ai ghiacci che si spaccano e crollano nell’acqua gelida mandando orribili frastuoni.

Foto © Dario Voltolini

Non è mai la meta che appare subito all’inizio del viaggio, anche se ci calamita e ci pretende, perché i sobborghi e gli svincoli vogliono essere notati, gli svincoli soprattutto, notati da chi per esempio guida. Qui forse però c’è un’eccezione fatta di bianco e di freddo, una specie di terra che non è fatta di terra e a cui tutti in qualche modo quotidianamente pensiamo in circostanze svariate. Forse. E tutte quelle civiltà storiche che attraverseremmo? Possibile che l’Europa sia davvero così omogenea, così mescolata, spianata, indifferenziata? Possibile che la fantasia si animi solo sognando l’iceberg che tra boati e sibili si stacca dalla calotta? E la Riforma, il merluzzo, la casa nel fiordo e Babbo Natale? L’estremo freddo sigilla le labbra: uno dei due punti dove finiscono i confini della Terra aspetta sotto un cielo che nessuno immagina (forse è tenero e cilestrino ma inumano e magnetico?). Oppure battagliero e prepotente? Opaco?

(“I confini di Torino” sono stati scritti per il supplemento settimanale Torinosette della Stampa, uno alla settimana. Poi i testi sono stati raccolti in volume dall’editore Quiritta [Roma, 2003], con l’aggiunta di un commento in corsivo a ciascun pezzo. Ora sono corredati con fotografie dei luoghi in questione scattate dopo vent’anni dall’autore dei testi).

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