«Sull’A1 code in aumento tra Roncobilaccio e Pian del Voglio». Siamo cresciuti con questo annuncio, una costante alla radio: il valico autostradale della più importante arteria italiana è sempre stato un imbuto. Fino al 23 dicembre 2015 quell’imbuto era percorso da quasi 90.000 veicoli al giorno, con picchi di 25.000 camion e pullman: il triplo di quanto stimato come traffico medio al momento dell’inaugurazione nel 1964. Poi hanno aperto la variante di valico, 32 chilometri di strada, la metà in galleria che passa 226 metri più a valle di quella che oggi è stata ribattezzata “Panoramica”, e così i tempi di percorrenza sulla Bologna-Firenze si sono ridotti di circa un terzo. Da qui oggi transitano il 75% di autoveicoli e il 95% di mezzi pesanti in meno. Dunque meno inquinamento, meno traffico, un bene per l’ambiente: ma come ha influito questo sui residenti del crinale appenninico emiliano? Il calo delle presenze nelle attività commerciali e turistiche della zona (ristoranti, alberghi, distributori di benzina) è stimato tra il 60 e l’80%. L’hotel all’interno dell’autogrill di Roncobilaccio, un tempo frequentato tutto l’anno da camionisti e viaggiatori di passaggio, è chiuso, forse per sempre. Altrettanto succede a molti ristoranti della zona, che si riempivano in occasione delle frequenti code al valico e ora aperti solo in estate. Le terre alte dell’appennino emiliano si erano abituate a vivere assieme all’autostrada, ora provano a capire come sopravvivere, invertendo la tendenza allo spopolamento e all’abbandono delle terre. Che panorama umano si gode dall’Autostrada Panoramica?
Foto © Emiliano Negrini
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