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Il giorno prima della festa

Se non fosse per il bianchissimo campanile neobarocco che svetta in mezzo alle casupole come una snella torta nuziale, non sarebbe facile capire che questo edificio basso e disadorno è la chiesa di San Michele Arcangelo. Con la sua facciata intonacata a calce e il tetto di tegole rosse, vivacizzato appena da due file di abbaini arrotondati, sembra più un circolo ricreativo per anziani o uno di quei minuscoli uffici comunali che si possono trovare nei paesini dell’Europa meridionale. E infatti per qualche secondo vado alla ricerca della “vera” chiesa, che immagino nascosta da qualche parte dietro il piccolo caseggiato. Accanto al portone d’ingresso, all’ora di pranzo inspiegabilmente chiuso a chiave, il motore di un vecchio condizionatore ingrigito dalle intemperie deturpa la facciata e accresce i miei dubbi. Neppure il cartello in greco e in inglese “Please do enter the church dressed properly” è particolarmente d’aiuto. “D’accordo”, mi dico nel cortiletto imbevuto di sole, “sono dressed properly. Ma la chiesa dov’è?”. Me lo chiedo finché non scorgo attraverso il vetro opaco di una portafinestra tre sagome scure muoversi all’interno. Una di loro, una vecchina di ottant’anni vestita completamente di nero, mi fa segno con la mano di entrare. Non appena tiro la maniglia e metto piede dentro, in una specie di angusta sagrestia, mi stordisce un odore intenso, dolce, aromatico. Sul pavimento giacciono cespugli interi di una pianta che in un primo momento non riconosco. «Vasiliko», mi spiega una donna più giovane e vigorosa ma altrettanto vestita di nero, in equilibrio su una scala pieghevole, mentre intreccia alcuni rametti a un grande crocifisso di legno. Indicandolo, aggiunge: «Stavros, tomorrow». Scopro così che “stavros” significa “croce” e che l’indomani, 14 settembre, si celebra l’Esaltazione della Santa Croce e quelli sono i preparativi alla festa. La leggenda vuole che nel 327, quando rintracciò il luogo in cui era stato crocifisso Gesù e ritrovò la Vera Croce, Sant’Elena fu guidata dall’aroma di basilico, lo stesso che si spande in questa chiesetta ortodossa di Archangelos, sull’isola di Rodi, una chiesetta che vista da dentro è l’esatto opposto di ciò che sembra da fuori: ornamenti dorati, icone variopinte, mobili di legno intarsiato. Solo il condizionatore è proprio come lo immaginavo, installato sopra il dipinto di due santi con la barba lunga, tra una colonna di marmo e una nicchia. Per fortuna però è spento e l’aria è ferma, tiepida, impregnata di vasiliko: l’aria del giorno prima della festa.

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