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Picasso a Mougins

Aprile 1973 e Pablo Picasso muore a Mougins, nel cuore della Costa Azzurra. Siamo letteralmente sopra Cannes, alle spalle dei tappeti rossi e della Croisette del cinema. In altura, in collina, lontani dal caos e dalle fotografie, nella parte vecchia di una cittadina che è già antica di suo, abbarbicata nel verde. Una volta all’anno Mougins si riempie di turisti, sempre intorno ad aprile, quando si organizzano mostre a proposito del suo abitante più illustre, cittadino del mondo ma soprattutto della Francia. “Guernica”, “Les Demoiselles d’Avignon”, tutte le ceramiche, i tori, i dipinti a torso nudo, l’arte che sgorga come acqua da quel corpo tozzo da spagnolo del sud, l’andaluso scolpito dal sole. Com’era quella sua frase famosa? L’artista mediocre copia, il grande artista ruba. Ecco, appunto. La regione si chiama Provence-Alpes-Côte d’Azur, per gli amici giustamente PACA, e questo micro-borgo sembra racchiudere tutte e tre queste denominazioni. Perché siamo in Provenza, lo vedi dai negozietti che vendono lavanda e dai minuscoli atelier di aspiranti Picasso, chissà. Le Alpi si vedono sullo sfondo, dietro il testone in bronzo del pittore, gigantesche nella giornata tersa e frizzante, né calda né fredda anche se soleggiata. E sotto, ci vorrebbe il binocolo ma pure a occhio nudo va bene uguale, il caos dell’autostrada che da Nizza va verso Cannes, Marsiglia e il resto. Lontanissima, tanti puntini che corrono: le automobili che sfrecciano come nei film di 007 o di Hitchcock, “Caccia al ladro” con Grace Kelly, ed è subito Principato di Monaco. Anche quello non molto distante.

Foto © Alessandro Ruta
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