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Un arcobaleno su Tada

Tadasuni quest’anno ha visto poche nuvole. Poche piogge hanno gonfiato i suoi campi, e la gente ha aperto l’ombrello di rado. È stato un inverno morbido, con un’umidità pungente e costante, immancabile come un’ombra a mezzogiorno. A dare vita a questa umidità, non è il sole, ma il lago Omodeo, che genera infinite goccioline, al punto che il paesaggio sembra un misto tra quello di una fiaba e un vuoto tenebroso. La nebbia è una compagna invisibile, uno spillo per articolazioni, un incantesimo surreale: ogni volta, almeno per qualche ora, cancella il paese dalle mappe. Poi però succede che arriva un temporale. Così, all’improvviso, e dura il tempo di un caffè sorseggiato davanti alle vetrate fronte lago. Va via talmente in fretta, quello scroscio d’acqua violento, che immediatamente i raggi tornano a poggiarsi sulle acque zuccherate dell’Omodeo e sui tetti solitari di Tada, 129 abitanti in provincia di Oristano. E subito lo sguardo abbandona il profilo forse migliore di quel territorio così poco conosciuto, il lago, per soffermarsi su un panorama semplice e malinconico: il lato più intimo del paese. Quello fatto di una cupola e di un campanile che da poco ha iniziato a diffondere il suono delle campane la domenica mattina, quello fatto di casette anni Sessanta e Settanta per lo più disabitate ma dense di ricordi, quello fatto dal centro del paese, ultimamente un po’ acciaccato ma ancora pulsante e umano. Il temporale è finito. Gli occhi si soffermano su un cielo plumbeo, tendente al rosa, attraversato da un arcobaleno che inonda tapparelle chiuse, terrazze, facciate non finite, giardini senza fiori. E le vite di un paese piccolo.

Foto © Monica Porcu
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