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Grande fiume unno

Se mi fermo a pensarlo, mi viene alla mente un fermo immagine che chissà in quale libro è contenuto, forse di Guareschi o di Brera o Celati che in comune avevano il nome di battesimo o quasi oltre questo fiume: c’è un uomo in tabarro che rema in piedi, fra i pioppeti, senza far rumore alcuno. L’acqua rimanda dalla fotografia un odor di fiume a cui nessuno mai bada e che pochi cantano, preferendogli quello salato del mare e sbagliano. Il Po fluita così in silenzio nei miei pensieri, calmo: ha lasciato Torino ricevendo le Dore i cui nomi imparammo alle elementari, s’è rinvigorito con il Ticino e ha assunto quell’aspetto da serpentone innocuo, un biacco forse, con le sue spire in un paesaggio tanto piatto che neanche Jacques Brel, lui che aveva cantato ‘Le Plat Pays’, immaginava esistere. M’hanno raccontato che quel nome corto e curioso glielo diedero gli Unni che una fola narra fossero stati fermati nella mantovana Governolo da papa Leone e la storia invece da una serie di carestie e epidemie che ne avevano stremato le fila. Si dice che Po in mongolo e in cinese significhi fiume paludoso, ma non mi sono preso la briga di verificare. Sia come sia lì il nostro grande fiume diventa “ubriacone e malignazzo” tanto che se ci cadi dentro e qualcuno prova a tirartene fuori, vi trascina a fondo ad entrambi ed è finita, come le cronache riportano ogni estate. Dopo i pioppeti, quasi nascoste dai canneti, trovi ancora qualche povera osteria che Paul Strand aveva frequentato ed il cui nome passa di bocca in bocca come un segreto sussurrato: lì la carne è insaccata e della frutta s’è fatta una mostarda pizzichina e senaposa e soprattutto domina la tavola l’anguilla soffocata dai piselli, soffritta tra cipolla e pomodoro perché sgrassi e s’addolcisca un pochettino. “L’avrà mangiata anche l’Attila questa nostra serpe ripaiola” dice l’oste mentre segna ancora un’ordinazione ed il fiume è sempre unno. Ed io ricordo mio nonno che amava il capitone e la moglie che lo teneva nella vasca da bagno per farlo contento, nelle vigilie d’un tempo: vedi un po’ tu quanto arriva a sud il grande fiume.

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