Nel corso dei secoli molti spazi pubblici di Óbuda, Buda e Pest, le tre città che dal 1873 compongono Budapest, si sono chiamati Széna tér, ossia “piazza del Fieno”. In passato sono state piazza del Fieno persino la nota piazza Calvino nel cuore di Pest e la mitica piazza Teleki nell’ottavo distretto, sempre a Pest. Questo perché all’epoca erano aree disabitate ai confini della città, dove confluivano le strade provinciali, ed era facile trovare il fieno per rifocillare i cavalli in viaggio.
L’attuale piazza del Fieno a Buda si trova ai piedi dell’antico rione Fortezza, sul tracciato della strada che secoli fa collegava la città con la regione transdanubiana. Da tempo questa via provinciale si è trasformata in un’arteria urbana, oggi solo i resti di mura sparsi nella zona testimoniano l’esistenza di costruzioni risalenti al Medioevo. Fino alla fine del Settecento lo spiazzo veniva usato per le esercitazioni militari dalle truppe che stazionavano alla Fortezza. Il primo edificio, un poligono che comprendeva anche un’osteria e un bordello, venne costruito alla fine del Seicento. Il secondo fu il vecchio ospedale San Giovanni, istituito durante l’epidemia di peste di inizio Settecento per isolare i malati e successivamente trasformato in un ospizio per i poveri. Nel 1898 al suo posto fu edificato il nuovo ospedale San Giovanni, che andò distrutto sotto i bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Dopo che le macerie furono rimosse, lo spazio restò inutilizzato per decenni, e l’ospedale venne ricostruito altrove a Buda (la parte di Budapest che sorge sulla riva occidentale del Danubio).
Negli anni del dopoguerra piazza del Fieno era un posto lugubre, alle distruzioni della guerra si aggiunsero i danni lasciati dai combattimenti del 1956. Gli edifici grigi ospitavano esercizi commerciali dimessi, nel cortile della prigione all’angolo con corso Margit (Margherita), che in quegli anni si chiamava viale dei Martiri in memoria delle sofferenze patite dai detenuti, venivano eseguite ancora le condanne capitali. Negli anni Sessanta il boia non era più in attività e lentamente si svuotò anche il carcere, testimone della prigionia e dell’esecuzione soprattutto di comunisti e antifascisti. Qui trovarono la morte i comandanti comunisti della Repubblica dei Consigli, la breve dittatura comunista ungherese del 1919. In questa prigione fu rinchiusa anche Hanna Szenes, considerata un’eroina in Israele. La giovane poetessa di origine ebraica era nata a Buda nel 1921, e dopo essere emigrata giovanissima in Palestina tornò in patria come paracadutista di una missione inglese, con l’intenzione di portare aiuto agli ebrei perseguitati nell’Olocausto ungherese. La sua condanna a morte fu eseguita il 7 novembre 1944, sempre nel cortile della casa circondariale.
Alle spalle della piazza visse i suoi giorni gloriosi una delle più grandi industrie ungheresi, la fabbrica Ganz. Fondata nel 1844, per un breve periodo negli anni Novanta del Novecento fu in parte anche italiana e portò il nome Ganz Ansaldo. Alcuni edifici bassi, una sorta di archeologia industriale, ricordano ancora l’immenso stabilimento che fu, e che inquinava fortemente l’aria a detrimento della salute di chi abitava nelle vicinanze. Oggi Széna tér è invece uno spazio verde ciclabile, attraversato da efficienti mezzi pubblici, ma anche un museo a cielo aperto. Il 23 ottobre di quest’anno, anniversario della rivolta del 1956, il sindaco socialista del secondo municipio di Budapest ha consegnato alla cittadinanza questi 7250 metri quadrati completamente risistemati (mille metri quadrati sono un ampliamento della già vasta area verde).
La piazza è stata arricchita di una capsula del tempo, due statue, tre cronoscopi, giochi d’acqua, panchine, sedie e pietre su cui sedersi. Quattro poesie incise nella pavimentazione attraversano la piazza, sono opere di Hanna Szenes, Sándor Márai, Géza Bereményi e János Térey. Non potevano mancare installazioni commemorative del 1956, perché nei giorni della rivoluzione proprio a Széna tér si era formato uno dei nuclei rivoluzionari più combattivi. Circa 1400 tra uomini e donne tentarono di respingere le truppe sovietiche, continuando a combattere anche dopo la resa ufficiale. A guidare la rivolta fu un camionista di 59 anni, János Szabó, che in seguito alla sconfitta fu fra i primi a essere condannato a morte e giustiziato. Con lui combatté anche il più giovane condannato a morte per aver partecipato all’insurrezione, Péter Mansfeld, che nel 1956 aveva soltanto quindici anni. Poiché i minorenni non potevano essere giustiziati, venne ucciso il 21 marzo 1959, pochi giorni dopo aver raggiunto la maggiore età.
La malinconica piazza della mia infanzia e gioventù – sono cresciuta all’angolo di Széna tér – senza verde e con un ministero in cemento armato costruito negli anni Sessanta, per fortuna demolito nel giro di una generazione, è adesso un posto profumato di fiori e alberi, gentile, accogliente, dove sedersi e riflettere in serenità sul passato e sul presente di Budapest.