Il tappeto rosso è appena stato srotolato. Un uomo in camicia bianca e cravatta nera gli gironzola attorno. In mano ha una piccola scopa di plastica dal manico blu. Pare sia “l’addetto al tappeto”: rimuove minuziosamente ogni fogliolina che vi si poggia e urla a chiunque, incurante, ci metta un piede sopra. Dietro di lui, i facchini hanno disposto i carrelli in fila, pronti a caricare i bagagli dei passeggeri. Fuori, una lunga serpentina nera di van dai vetri oscurati – saranno una ventina – sono pronti a tuffarsi in mezzo alle caotiche vie di Istanbul facendosi strada a suon di clacson per portare i facoltosi clienti ai rispettivi hotel. In questo pomeriggio di fine agosto, il binario 1 della stazione di Sirkeci di Istanbul è insolitamente affollato. Oggi i gruppetti di turisti intenti a far foto ai rosoni di vetro colorato che abbelliscono il corpo principale della stazione non ci sono. Oggi il pavimento di marmo è calpestato da figuranti in abito tradizionale, qualche poliziotto e decine di uomini e donne eleganti con in mano una cartellina blu, sul cui retro spicca una scritta dorata: Venice Simplon Orient-Express. A un tratto, una donna minuta varca a passo sicuro una porticina di legno. Dal termine del binario inizia a scrutare l’orizzonte. Indossa un completo blu, scarpe in pelle lucida e una camicia bianca. Ha in testa un cappello rosso carminio, dove la mezzaluna e la stella, simbolo della Repubblica turca, si intersecano con la ruota alata, tradizionale simbolo delle ferrovie. È la capostazione. Da lontano si sente un lungo fischio. Le telecamere delle tv si accendono, i facchini fanno qualche passo in avanti e la capostazione alza la paletta – in realtà più per scena che per necessità. Le prime a scendere sono delle grosse valigie American Tourister, poi tutto il personale di bordo e infine i passeggeri. Ecco che il tappeto rosso si trasforma in una passerella da festival del Cinema: ricche e anziane signore salutano – chi con strette di mano, chi con lunghi abbracci – i camerieri, gli chef e i maggiordomi che le hanno accompagnate in questa crociera ferroviaria attraverso mezza Europa. “L’addetto al tappeto” sorride: finalmente quel tappeto lo calpesta chi lo doveva calpestare.

